Champagne Blanc de Blancs vs Blanc de Noirs cosa cambia davvero

Champagne Blanc de Blancs vs Blanc de Noirs: cosa cambia davvero?

La storia dello Champagne è fatta di intuizioni geniali e di scelte controcorrente: basti pensare a quando Eugène-Aimé Salon, all’inizio del Novecento, decise di imbottigliare solo Chardonnay in purezza, inventando il primo Blanc de Blancs. Qualche decennio dopo i vigneron più creativi provarono a spremere uve scure senza estrarne il colore, dando vita al Blanc de Noirs. Oggi possiamo riassumere così la filosofia delle due famiglie: purezza minerale da una parte, profondità fruttata dall’altra, entrambe plasmate dal suolo gessoso della Côte des Blancs e dalle colline della Montagne de Reims.

La storia del Blanc de Blancs: dagli Chardonnay puri alla firma della Côte des Blancs

Il 1905 segna la nascita ufficiale del Blanc de Blancs: Eugène-Aimé Salon acquista parcelle a Le Mesnil-sur-Oger e produce un vino dal solo Chardonnay, servito in esclusiva al Maxim’s di Parigi. Quell’idea di “bianco da bacca bianca” diventa il modello per Ruinart, Delamotte e Krug Clos du Mesnil, che ancora oggi esaltano la mineralità dei suoli gessosi locali. 

Una nota personale: durante una visita estiva a Le Mesnil ho assaggiato Salon 2008: l’aroma di gesso bagnato mi ha riportato all’odore della pietra dopo un temporale—un profumo che non dimentichi più.

Genesi del Blanc de Noirs: Pinot Noir e Meunier in bianco

“Bianco da neri” significa spremere Pinot Noir e Pinot Meunier con delicatezza per non colorare il mosto. Il termine si diffonde dagli anni ’80, quando piccoli produttori come Tarlant e Jérôme Prévost desiderano uno stile più avvolgente e gastronomico. Oggi etichette di culto—Bollinger Vieilles Vignes Françaises o Krug Clos d’Ambonnay—dimostrano che anche le uve scure possono dare Champagne luminosi ma profondi.

Curiosità da tavola:

  • Un Blanc de Noirs 100 % Meunier regala spesso note di pera al forno e miele di castagno.
  • Alcuni vigneron aggiungono micro-percentuali di Arbane o Pinot Blanc per un tocco speziato in più.

Territorio, tradizione e innovazione: il ruolo dello chef de cave

Lo chef de cave è il direttore d’orchestra: decide se fermentare in acciaio per esaltare la freschezza, in legno grande per aggiungere rotondità o persino in anfora per una micro-ossigenazione naturale. Case come Krug mantengono foudres centenari, mentre Perrier-Jouët lavora solo in inox; Agrapart, invece, usa pièces borgognone di secondo passaggio e pratica bâtonnage sulle fecce fini per aumentare la cremosità.

Profilo organolettico a confronto

Anche a occhi chiusi, Blanc de Blancs e Blanc de Noirs parlano lingue diverse: il primo sussurra agrumi e gesso, il secondo racconta frutti rossi e brioche. Capire queste sfumature aiuta a scegliere la bottiglia giusta per ogni occasione, dall’aperitivo al piatto più strutturato.

Colore e perlage: dal paglierino all’oro antico

Il Blanc de Blancs si presenta giallo paglierino con riflessi verdolini; le bollicine sono finissime grazie all’elevata acidità tartarica. Il Blanc de Noirs mostra un oro più intenso con venature ramate; la maggiore presenza fenolica regala un perlage più cremoso. 

Bouquet aromatico: fiori bianchi contro frutti rossi

Nel calice di Blanc de Blancs spiccano lime, fiori d’acacia e gesso bagnato; con l’affinamento compaiono crosta di pane e mandorla. Il Blanc de Noirs profuma di lampone e fragolina, quindi evolve verso note di funghi secchi e spezie dolci. 

Palato e struttura: freschezza minerale vs. ampiezza vellutata

Un Blanc de Blancs Grand Cru scorre come una lama citrina, perfetto per “ripulire” il palato dopo bocconi grassi. Il Blanc de Noirs avvolge con tannini soffici e un’alcolicità leggermente superiore, ideale su carni bianche o anatra glassata.

Tecniche di vinificazione e affinamento

Dal torchio alla sboccatura, ogni scelta tecnica incide sul risultato finale: pressatura frazionata, fermentazione in diversi contenitori, lunghi élevage sui lieviti e dosaggio calibrato fanno la differenza tra un sorso tagliente e uno più rotondo.

Pressatura dei grappoli: frazioni di mosto e purezza aromatica

Nella pressa champenoise da 4 000 kg—il famoso “marc”—si ottengono 20,5 hL di cuvée e 5 hL di taille. La cuvée, usata quasi sempre per i Blanc de Blancs, ha acidità più alta e polifenoli ridotti; una parte di taille, invece, regala corpo extra ai Blanc de Noirs. 

Fermentazione e bâtonnage: acciaio, legno o cemento?

La maggior parte delle Maison fermenta in acciaio a 18 °C per preservare gli esteri fruttati. Alcuni vigneron—Agrapart in primis—usano barrique neutre e bâtonnage per ammorbidire l’acidità, mentre case tradizionali come Krug mantengono foudres centenari. Alcuni sperimentano anfore di gres per esaltare la purezza del frutto. 

Maturazione sui lieviti e dosage: tempi e stile finale

La legge impone 15 mesi sui lieviti, ma un Blanc de Blancs di fascia alta può superare i 72 mesi; Salon e Comtes de Champagne restano in bottiglia fino a 10 anni prima di essere sboccati. Il dosage chiude il cerchio: Extra Brut o Brut Nature (0-6 g/L) per lo Chardonnay teso, 6-8 g/L per smussare la struttura del Pinot Noir. 

Abbinamenti gastronomici

La regola è semplice: segui il carattere del vino. L’acidità nervosa del Blanc de Blancs esalta la sapidità del pesce crudo, mentre la rotondità del Blanc de Noirs abbraccia piatti più ricchi e terrosi. 

Crudi di mare e ostriche: l’abbraccio del Blanc de Blancs

Ostriche di Cancale, tartare di ricciola o sashimi al lime trovano nel Blanc de Blancs un complice che amplifica iodio e freschezza. Una spruzzata di yuzu al posto del limone intensifica il lato agrumato dello Chardonnay.

Carni bianche, funghi e tartufo: la versatilità del Blanc de Noirs

Il Blanc de Noirs è nato per giocare con porcini, scaloppine e tartufo nero: i toni fruttati e le leggere note tostate si sposano con l’umami del fungo e il grasso di una salsa al burro. Wine Folly consiglia perfino l’abbinamento con funghi fritti: provare per credere. 

Sfide creative: piatti fusion, formaggi a latte crudo e dessert “dry”

Il sushi piccante al jalapeño ama la lama citrina del Blanc de Blancs; il pulled pork coreano trova un alleato nella struttura del Blanc de Noirs. Tra i formaggi spicca il Comté 18 mesi, mentre per i dolci meglio puntare su crostate di frutta fresca o crumble di mela renetta, così da non sovrastare la secchezza del vino.

Scelte d’acquisto e trend di mercato

Il mercato dello Champagne ha avuto un valore di oltre 8 miliardi di dollari nel 2024 e continua a crescere, mentre la regione punta a diventare 100 % sostenibile entro il 2030. Sapere dove investire—tra Maison blasonate e piccoli vignaioli bio—fa la differenza tra un buon affare e un colpo di fortuna. 

Cuvée iconiche e piccoli vigneron da conoscere nel 2025

  • Canard-Duchêne Blanc de Blancs Iconic – Chardonnay fresco da Côte des Blancs e Sézannais.
  • G.H. Mumm RSRV Cramant 2014 – 6 g/L di dosage, gessosità pura.
  • Benoît Déhu “La Rue des Noyers” – Blanc de Noirs 100 % Meunier biodinamico.
  • Georges Remy “Le Mont de Tauxières” – Pinot Noir d’Ambonnay, lungo affinamento.

Prezzi, millesimi e disponibilità: come leggere le carte

Un non-vintage di Agrapart resta sotto i 70 €, mentre un Clos du Mesnil 2013 supera i 900 €. Il Blanc de Noirs oscilla: dai 50 € di Fleury Brut Nature ai 4 000 € di Krug Clos d’Ambonnay. Controlla l’anno base scritto in retro-etichetta: nelle annate calde (2018) bastano dosaggi bassi; in quelle fredde (2010-2013) un Brut classico offre maggior equilibrio.

Sostenibilità e certificazioni: l’ascesa del VDC

La certificazione VDC (Viticulture Durable en Champagne) richiede oltre 120 criteri di sostenibilità e punta al 100 % dei vigneti certificati entro il 2030. Oggi siamo intorno al 15 %, ma case come Telmont e Ruppert-Leroy mostrano già il logo VDC in retro-etichetta.

Per tirare le somme… stappa consapevole

Blanc de Blancs è l’assolo di chitarra acustica: netto, luminoso, immediato. Blanc de Noirs ricorda il groove di un contrabbasso jazz: caldo, profondo, avvolgente. Ora che conosci origini, profili aromatici, tecniche di cantina e abbinamenti, organizza una cena comparativa: bendati gli amici e sfidali a riconoscere quale calice sa di pietra bagnata e quale di fragola matura. Bastano due bottiglie e un po’ di curiosità per trasformare la tavola in un viaggio sensoriale. Cin-cin! 🥂

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