I primi ritrovamenti di fossili di Vitis vinifera risalgono a 2 milioni di anni fa nella zona del Valdarno Superiore. Dai ritrovamenti degli archeologi si è scoperto che questa tipologia di vite cresceva spontanea già 300.000 anni fa.
Da alcuni studi sembra che i primi a degustare il vino siano vissuti nel Neolitico grazie alla sua scoperta accidentale: l’uva veniva messa in dei contenitori e in cui avvenne la fermentazione.
Le primi viti piantate dall’uomo si hanno sul Mar Caspio e in Turchia Orientale. Rinvenimenti recenti nei sotterranei del monte Kronio (Sciacca) e nello scavo di Sant’Ippolito di Caltagirone in Sicilia hanno mostrato residui del processo di vinificazione di vino in una giara dell’Età del Rame, del IV millennio a.C. sono a tutt’oggi i ritrovamenti più antichi d’Europa.
Nel 1996 degli archeologi statunitensi hanno ritrovato, in un villaggio neolitico del nord dell’Iran, una giara con un liquido essiccato proveniente da grappoli d’uva risalente al 5100 a.C., cioè 7000 anni fa. Questo reperto risulta essere il vino più antico ritrovato.
La vera e propria produzione di vino si ha a partire dal 4100 – 4000 a.C., la testimonianza è data da una casa vinicola ritrovata in Armenia.
I primi documenti della lavorazione del vino risalgono al 1700 a.C., ma solo con gli egizi che si ha lo sviluppo della coltivazione della vite e, quindi, della produzione del vino.
Secondo i cristiani e quanto riportato nella Bibbia la nascita del vino si deve a Noè che dopo il Diluvio Universale piantò la vite per poi farne una bevanda con cui si ubriacò.
Grazie ai Romani il vino passò dall’essere una bevanda per pochi privilegiati a una bevanda di uso quotidiano. La diffusione della vite nell’Impero Romano si espanse in Italia, Hispania, Acaia, Gallia Narbonensis e Siria, questo permise anche l’aumento del consumo del vino. La bottiglia di vino ancora chiusa più antica del mondo è risalente proprio a questo periodo (325-350 d.C.) trovata in Germania: la bottiglia di vino di Spira.
Il vino degli antichi romani non era la bevanda che conosciamo oggi, il processo di lavorazione diverso faceva sì che il vino ottenuto fosse sciropposo, molto dolce e molto alcolico, per consumarlo veniva allungato con acqua e si aggiungevano miele e spezie per renderlo maggiormente gradevole.
I Celti, invece, producevano dei vini dissetanti e leggeri conservati in botti già da prima del contatto con i romani.
La produzione del vino si arresta con la caduta dell’Impero Romano, la sua rinascita si ha durante il Medioevo a cura dei monaci di San Colombano, Benedettini e Cistercensi.
Nel Medioevo si ha lo sviluppo delle tecniche di coltivazione e produzione moderne che verranno utilizzate fino XVIII secolo. Gusto e qualità del vino vengono stabilizzate e si iniziano ad usare bottiglie di vetro e tappi di sughero.
Il XIX secolo è segnato da due malattie della vite provenienti dall’America, proprio per questo i coltivatori iniziano ad innestare le viti europee con quelle americane (resistenti a questi parassiti) e ad usare fitosanitari come lo zolfo.
Durante il 1900 parte dalla Francia la normativa per regolamentare la produzione vinicola, questo farà si che si passi da una produzione quantitativa a una di qualità.