Storia degli alcolici

Storia degli alcolici

Quasi tutte le civiltà conoscevano le bevande alcoliche sin dall’antichità, il loro utilizzo avveniva per diversi motivi:

  • medici: poiché non c’era a disposizione acqua sicura;
  • igienici: per le proprietà antisettiche dell’alcol;
  • come integratore alimentare: per il contenuto di zuccheri;
  • conviviali;
  • come ispirazione artistica;
  • come afrodisiaco.

Sulla Terra esistono dei processi naturali che sono capaci di creare sostanze alcoliche da milioni di anni e nei nostri geni è presente un gene specializzato al trattamento dell’alcol.

Gli studiosi ipotizzano che i primi contatti con l’alcol si sono avuti nel tardo Paleolitico con un assaggio occasionale dovuto a miele scaduto o un dattero o della linfa di alcune piante che per la loro componente zuccherina determina la fermentazione in modo naturale.

I primi accenni alla produzione vera e propria si hanno con riferimento alla birra su tavolette mesopotamiche che contenevano ricette per la sua produzione risalenti a 6.000 anni fa. Secondo i reperti storici è assodato che gli Egizi e Mesopotamici consumassero bevande simili alla birra già prima del III millennio a.C. .

Nell’Occidente l’alcol permetteva di sopperire alla mancanza di acqua potabile, in Oriente, poiché sin dall’antichità veniva consumato il tè con acqua bollita tale esigenza non si presentò e di conseguenza anticamente non si diffusero le bevande alcoliche.

Il processo di distillazione è piuttosto recente, si ha intorno all’VIII sec. d.C. ad opera di alchimisti islamici e ai loro epigoni come Arnaldo da Villanova e Raimondo Lullo che portarono al consumo di superalcolici con una gradazione alcolica superiore del 16% rispetto alla birra.

Secondo gli alchimisti arabi medievali il nome alcool derivava dal significato che gli veniva attribuito, cioè consisteva dello spirito vivente, simile a un demone, ottenuto grazie alla distillazione.

La diffusione di superalcolici in Europa fu rapido e persistette fino al XVII sec., momento in cui arrivarono su questi territori caffè, tè e cacao che venivano preparati con acqua bollita, quindi, sicuri e analcolici.

Con la diffusione dell’acqua potabile nel XX secolo l’abuso di alcol venne catalogato come malattia, poiché il consumo a fini medici di alcol non venne più considerato plausibile.

Dati recenti del 2013 mostrano che in Italia il 63.9% della popolazione con più di 11 anni aveva consumato almeno una volta durante l’anno una bevanda alcolica.

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